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Strategie psicologiche per modificare i modelli mentali

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Una delle chiavi per superare la depressione è imparare a relazionarsi in modo diverso con i pensieri che la alimentano.

Le persone affette da depressione tendono a credere che i loro pensieri negativi riflettano la realtà: “Non sono abbastanza”, “Nulla migliorerà”, “Nessuno mi ama”.

Ma queste frasi, anche se nella mente sembrano vere, non sono verità oggettive.

Le seguenti strategie psicologiche mirano a rompere questa identificazione automatica con i pensieri, offrendo strumenti per metterli in discussione e consentire alla persona di riprendere il controllo sulla propria narrativa interna.

Terapia cognitivo-comportamentale: distorsioni cognitive comuni e ristrutturazione

La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) parte dall'idea che non sono i fatti in sé a generare disagio, ma l'interpretazione che ne diamo.

Nel contesto depressivo, questa interpretazione è piena di distorsioni cognitive, come:

  • Generalizzazione eccessiva: «Nada me sale bien».
  • Pensiero dicotomico: «Si no soy perfecto, soy un fracaso».
  • Lettura del pensiero: «Sé que todos piensan que soy inútil».
  • Catastrofismo: «Esto va a terminar muy mal».

La TCC insegna al paziente a identificare questi errori di pensiero, a metterli in discussione e a sostituirli con idee più realistiche.

Non si tratta di «pensare positivo» senza fondamento, ma di rivedere le prove e lasciare spazio a un'interpretazione più flessibile.

Esercizi come il modello ABC (Evento, Credenza, Conseguenza) e i fogli di ristrutturazione cognitiva aiutano a prendere le distanze dal pensiero automatico e a costruire una nuova narrativa che non sia basata sul senso di colpa o sulla disperazione.

Terapia di accettazione e impegno (ACT): abbandonare la lotta con la mente

Mentre la TCC si concentra sul cambiamento del contenuto dei pensieri, l'ACT propone qualcosa di diverso: cambiare il rapporto con essi.

Da questo punto di vista, non è necessario eliminare i pensieri negativi per vivere pienamente. La mente produce costantemente pensieri, anche assurdi, e lottare contro di essi non fa altro che rafforzarli. L'ACT insegna a “lasciar andare” questa lotta, accettando che i pensieri vanno e vengono, senza bisogno di obbedirgli.

Una tecnica potente di questo approccio è la “defusione cognitiva”: ad esempio, invece di ripetere “Non sono abbastanza bravo”, si pratica dire: “Sto pensando che non sono abbastanza bravo”, e poi: “Mi rendo conto che sto pensando che non sono abbastanza bravo”.

Questa pratica ripetuta crea distanza, alleviando il peso emotivo del pensiero. L'ACT promuove anche l'azione impegnata: scegliere di muoversi nella direzione dei propri valori, anche se si prova disagio. Non si aspetta che la tristezza o la paura scompaiano per agire, ma si agisce nonostante esse.

Mindfulness e meditazione: osservare i pensieri senza giudicarli

La mindfulness è la capacità di prestare attenzione al momento presente senza giudicare. Nel contesto della depressione, questa pratica permette di osservare i pensieri negativi senza identificarsi con essi.

Spesso, ciò che genera sofferenza non è tanto il pensiero quanto la reazione ad esso: resistergli, combatterlo, temerlo. Praticando la mindfulness, impariamo a dire: «Ciao pensiero, ti ho visto», e a lasciarlo passare come una nuvola nel cielo.

Si allena la mente a osservare senza reagire, come se si fosse testimoni e non protagonisti del dramma interiore. Questo allenamento riduce il rimuginare, migliora la regolazione emotiva e rafforza il sistema nervoso, consentendo una maggiore serenità.

Una pratica concreta consiste nel sedersi in silenzio per 8-10 minuti al giorno, concentrando l'attenzione sul respiro e, ogni volta che emerge un pensiero, semplicemente notarlo: «Pensiero», e tornare al respiro. Con il tempo, questa pratica insegna che i pensieri sono solo pensieri, non ordini o verità assolute.

Tecniche creative: drammatizzazione, umorismo e scrittura

Anche la creatività è un modo per modificare il rapporto con i pensieri. Una tecnica particolarmente utile è la drammatizzazione umoristica: esagerare deliberatamente un pensiero negativo fino a renderlo ridicolo.

Ad esempio, di fronte al pensiero «Fallirò e tutti rideranno di me», si può rappresentare una scena interna in stile telenovela drammatica, con musica tragica, voce esagerata e gesti teatrali.

In questo modo, si rompe la solennità con cui la mente presenta le idee e se ne indebolisce il potere emotivo. Un'altra tecnica è la scrittura terapeutica. Consiste nel mettere per iscritto i pensieri negativi così come appaiono e poi rispondere a ciascuno di essi con una prospettiva più realistica.

Si può anche scrivere “il film della propria mente” con un titolo ironico, ad esempio: “La tragica storia di [il proprio nome]”, e leggerlo ogni giorno per prendere coscienza della sceneggiatura mentale che si ripete.

Questi strumenti non sostituiscono la psicoterapia, ma possono far parte di un arsenale personale per ridurre la fusione con i pensieri distruttivi. L'importante non è zittire la mente, ma smettere di obbedirle ciecamente.


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