Trascrizione Empatia
L'empatia nasce dalla capacità di ascolto ed è parte inscindibile delle competenze sociali, affettive e cognitive. Un buon comunicatore gestisce queste capacità in termini inconsci, costituendo così degli strumenti personali da utilizzare in qualsiasi tipo di situazione: familiare, professionale, ecc. In questo capitolo parleremo dell'empatia, dei diversi tipi che esistono e di come questo termine si differenzi dalla simpatia.
Evitiamo di incorrere nella cosiddetta "sindrome del burnout", con le devastanti ripercussioni che ne derivano. Intendiamo l'empatia come il cemento con cui si uniscono i blocchi dell'"ascolto" per stabilire una fortificazione sicura e protetta chiamata: comunicazione assertiva.
Neuroni specchio ed empatia.
Cosa guardate quando vi mettete davanti allo specchio? Voi stessi, giusto? Continuate a guardare il vostro riflesso e alzate la mano. Cosa vedete di nuovo? Voi, con la mano alzata. C'è differenza? I neuroni specchio si attivano quando facciamo un movimento o vediamo e imitiamo il comportamento di un'altra persona senza distinguere se lo stiamo facendo o vedendo. Mi spiego meglio:
Una persona cade dalle scale. Percepiamo l'espressione di dolore, stupore o paura sul suo volto. I neuroni specchio si attivano, riflettendo ciò che vediamo come se fossimo coinvolti in quella caduta. Una parte di noi si è connessa con l'altra persona per "scoprire" cosa stava provando.
Simpatia o empatia. Le differenze
Una persona empatica chiederebbe:
- -Cosa ti è successo - su un piano di autentica comprensione.
- Capisce dalla prospettiva e dalle emozioni della persona e quindi è lì per conoscere lo stato emotivo senza giudizi indotti dal proprio "io", solo entrando nell'"altro". È inteso come un atto sporadico, sapendo prendere una distanza emotiva. La simpatia supera questa distanza e si coinvolge anima e corpo nell'emozione, senza fornire una soluzione, solo vivendo in eccesso il motivo, le intenzioni e la sofferenza dell'interlocutore.
- Espressioni come: "Sono solidale con lei" significa che riusciamo a sentire e a trasformare il suo problema in un problema nostro.
Sindrome del burnout.
Ponendosi a "distanza" emotiva, si è in grado di pensare con mente fredda e precisa, senza fare propria la sofferenza e quindi apprezzarne l'impatto oggettivo.
Per evitare la conseguente sindrome del burnout, che l'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2000 ha definito "esaurimento fisico o emotivo", e per trascinare lo stress adiacente nella propria vita, dobbiamo prendere in considerazione una serie di questioni, per cui così come le malattie fisiche hanno una radice emotiva che si somatizza nel nostro corpo, lo stress, prodotto di una cattiva gestione delle emozioni, altera la nostra percezione della realtà e quindi la realtà stessa.
Sarebbe incongruo che una persona venisse da voi alla ricerca di un metodo di "guarigione" e che, per responsabilità professionale, non riusciste ad aiutarla e vi ammalaste anche voi. Possiamo ricorrere a queste domande, purché si voglia delimitare di chi sia il problema e quale sia il vostro ruolo al riguardo:
- Credi che la situazione in cui sei coinvolto possa essere risolta?
- Quanta responsabilità sente di avere?
- C'è qualche azione che potete intraprendere per risolvere la situazione?
- Come vi sentite a risolvere la situazione?
- Vale la pena di risolvere la situazione?
Empatia cognitiva.
Quando parliamo di livello cognitivo, ci riferiamo a un'interpretazione "intellettuale" della conoscenza delle emozioni. A questo livello, identifichiamo la prospettiva della persona, la sua visione di ciò che sta vivendo. Non è necessario "sentire". Come coach, questo tipo di empatia riscatta il tentativo di trarre conclusioni affrettate o non elaborate da un contesto, approfondendo le cause, gli effetti e le origini del conflitto con la testa completamente rivolta al "qui e ora". Un esempio di questo tipo di empatia è quando diciamo, ad esempio:
- Non ho vissuto questo tipo di esperienza, ma credo di capire cosa stai passando.
Empatia emotiva.
L'empatia emotiva o, come potremmo chiamarla, il contagio delle emozioni si produce, già espresso in precedenza, in modo istantaneo, riuscendo a comprendere senza giudicare l'universo emotivo degli altri. In ultima analisi, trasmettiamo, con il nostro linguaggio verbale o non verbale, l'effetto che ha avuto su di noi.
La maggior parte delle bibliografie sull'argomento esclude l'aspetto cognitivo o quello affettivo nell'elaborazione empatica, ma la verità è che se vogliamo avere una comprensione completa dell'empatia, vale la pena di comprendere entrambi i processi nel loro insieme, in modo interrelato. Essere in grado di sentire il "disagio degli altri" e di dedurre la prospettiva e il contesto. Essere integri.
Empatia accurata o soggettiva.
Questa integrità si inquadra in una "empatia esatta", si comprende la sfera cognitiva e affettiva, essendo sempre l'oggetto massimo di interesse l'"altra persona". Vostro fratello è triste e vi avvicinate a lui, gli offrite il vostro sostegno e credete che questa tristezza possa portare alla depressione se non agisce immediatamente. State analizzando il problema da un punto di vista oggettivo.
Se nello stesso caso vostro fratello è triste, ma voi ripensate alle vostre strategie su come vorreste essere trattati quando siete tristi, riducete le possibilità di comprendere le esperienze dell'altro. Come metodo soggettivo, state deducendo una sfumatura personale che funzionerebbe solo per voi senza tenere conto della diversità.
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