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Perché il nostro cervello non sempre sa cosa ci rende felici?

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Trascrizione Perché il nostro cervello non sempre sa cosa ci rende felici?


Un cervello progettato per sopravvivere, non per essere felice

Una delle realtà più sconcertanti dell'essere umano è che i nostri istinti naturali non sempre ci guidano verso la felicità.

La ragione di questa apparente contraddizione risiede nella nostra storia evolutiva.

Il nostro cervello non è stato progettato in un ambiente di abbondanza e sicurezza, ma nella savana africana, un mondo pieno di pericoli e carenze.

Il suo obiettivo principale non era quello di renderci felici, ma di mantenerci in vita e garantire la propagazione dei nostri geni.

Pertanto, il "sistema operativo" del nostro cervello è ottimizzato per la sopravvivenza, non per il benessere nel complesso mondo moderno.

Molti degli impulsi e dei pregiudizi che ci hanno aiutato a sopravvivere come cacciatori-raccoglitori sono ora controproducenti per la nostra ricerca di una vita piena e soddisfacente.

Se seguiamo semplicemente il nostro "pilota automatico", spesso ci ritroveremo a prendere decisioni che ci allontanano dalla felicità che desideriamo.

Istinti primitivi in un mondo moderno: cibo e denaro

Due chiari esempi di questo squilibrio evolutivo sono il nostro rapporto con il cibo e il denaro.

Il nostro cervello è programmato per desiderare cibi ricchi di grassi e zuccheri.

Per i nostri antenati, trovare una fonte di calorie era un colpo di fortuna che poteva significare la differenza tra la vita e la morte.

Nel mondo odierno, con supermercati ad ogni angolo, questo stesso istinto ci porta a consumare in eccesso cibi poco salutari, danneggiando il nostro benessere.

Allo stesso modo, il nostro cervello associa l'accumulo di risorse alla sicurezza.

In passato, accumulare pelli o strumenti aumentava le possibilità di sopravvivenza.

Oggi, questo istinto si traduce nella convinzione che più soldi ci renderanno più felici e sicuri. Tuttavia, come abbiamo già visto, questa ricerca spesso si rivela infruttuosa.

Un altro istinto di sopravvivenza è l'egoismo: il cervello ci dice di accaparrarci le nostre risorse.

Ma la ricerca moderna dimostra che siamo più felici quando siamo generosi e spendiamo per gli altri.

Il bias di negatività e la pigrizia: meccanismi di sopravvivenza controproducenti

Il nostro cervello ha anche una forte tendenza alla negatività. È progettato per prestare molta più attenzione alle minacce e ai problemi che alle cose positive.

Per un uomo delle caverne, ignorare un potenziale predatore aveva conseguenze molto più gravi che ignorare un bel fiore.

Questo meccanismo ci teneva al sicuro, ma nel mondo moderno ci predispone a preoccuparci costantemente e a rimuginare su ciò che potrebbe andare storto, generando ansia e riducendo la nostra felicità.

Un altro istinto di sopravvivenza è il risparmio di energia, che si traduce in una naturale tendenza alla pigrizia. Evitare lo sforzo era una buona strategia quando le calorie erano scarse.

Oggi, tuttavia, questa tendenza all'inazione ci impedisce di svolgere attività impegnative ma profondamente soddisfacenti, come l'esercizio fisico o l'apprendimento di nuove abilità, che sono fondamentali per il nostro benessere a lungo termine.

La necessità di annullare il pilota automatico con la consapevolezza

La conclusione di tutto ciò è che non possiamo affidarci ciecamente al nostro istinto per guidarci verso la felicità.

Seguire ciò che "ci va" in modo naturale spesso significa mangiare troppo, essere pigri, preoccuparsi inutilmente e perseguire obiettivi materiali che non ci soddisfano.

Raggiungere un benessere duraturo nel mondo moderno richiede un atto di annullamento consapevole.

Dobbiamo usare la nostra corteccia prefrontale, "la parte più evoluta del n


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