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Frequenza ottimale per praticare la gratitudine

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Trascrizione Frequenza ottimale per praticare la gratitudine


Quando scopriamo una strategia potente come la gratitudine, il nostro primo impulso può essere quello di volerla praticare continuamente.

La logica sembra semplice: se un po' è buono, di più deve essere meglio.

Tuttavia, la ricerca sul benessere ha rivelato che, nel caso della gratitudine, questa logica non si applica.

La frequenza con cui pratichiamo gli esercizi di gratitudine ha un impatto significativo sulla loro efficacia, e risulta che più non è sempre meglio.

La chiave non è il numero di volte che lo facciamo, ma la qualità e la sincerità della pratica.

Trovare la frequenza ottimale è fondamentale per evitare che un rituale significativo diventi un compito meccanico e perda il suo potere trasformativo.

Il pericolo di esagerare: quando la gratitudine diventa un compito

Praticare la gratitudine troppo spesso, ad esempio ogni giorno, può avere un effetto controproducente.

Il motivo principale è che corriamo il rischio che la pratica diventi routinaria e perda la sua freschezza.

Potremmo iniziare ad avere difficoltà a trovare cose nuove e significative per cui essere grati ogni giorno.

Quando ciò accade, l'esercizio smette di essere una genuina esplorazione della positività e diventa un altro obbligo nella nostra lista di cose da fare.

Se ci ritroviamo a lottare per riempire il nostro diario, il potere della strategia diminuisce drasticamente.

Invece di generare sentimenti di gratitudine, può generare una leggera ansia o la sensazione di non avere abbastanza cose di cui essere grati, che è esattamente l'opposto di ciò che cerchiamo.

Il punto ottimale: la magia della pratica settimanale

Qual è quindi la frequenza ideale? Uno studio fondamentale ha affrontato direttamente questa domanda, confrontando gli effetti della pratica della gratitudine a intervalli diversi.

I risultati sono stati chiari: i partecipanti che hanno svolto l'esercizio di gratitudine una volta alla settimana hanno mostrato un aumento significativamente maggiore dei loro livelli di felicità rispetto a quelli che lo hanno fatto tre volte alla settimana o tutti i giorni.

Sembra che l'intervallo settimanale sia il punto ottimale che permette alla pratica di rimanere nuova e potente.

Dà al nostro cervello il tempo sufficiente per accumulare nuove esperienze positive, rendendo l'esercizio più ricco e meno ripetitivo.

Riservando un momento specifico ogni settimana a questa riflessione, eleviamo la pratica a un rituale speciale invece che a un compito quotidiano.

Qualità piuttosto che quantità: la lezione principale

La lezione fondamentale di questa ricerca è quella di dare priorità alla qualità della nostra pratica di gratitudine rispetto alla quantità.

È molto più vantaggioso avere una sessione di riflessione profonda e sentita una volta alla settimana che compilare una lista in modo affrettato e meccanico ogni giorno.

La pratica settimanale ci permette di guardare indietro a diversi giorni e selezionare i momenti veramente significativi, rendendo più intenso il sentimento di gratitudine.

Quindi, invece di sentirti sotto pressione per essere costantemente grato, concediti di vivere le tue giornate e poi scegli un momento


frequenza ottimale per praticare la gratitudine

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