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Gestione della speranza, del perdono e della solitudine

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Trascrizione Gestione della speranza, del perdono e della solitudine


L'inutilità del perdono forzato di fronte all'indifferenza

Nel discorso popolare dell'auto-aiuto, il perdono viene spesso imposto come requisito indispensabile per guarire.

Tuttavia, nel contesto dell'abuso narcisistico, sforzarsi di perdonare prematuramente può essere una forma di negazione o di minimizzazione del danno.

La questione del perdono dell'aggressore è irrilevante per il recupero funzionale; l'essenziale è il perdono verso se stessi.

Perdonare il narcisista può, in alcuni casi, aprire la porta a una nuova vittimizzazione se interpretato come un segnale che la relazione può riprendere.

L'obiettivo terapeutico più salutare non è il perdono benevolo, ma la neutralità emotiva o l'indifferenza.

La vera chiusura arriva quando l'individuo si concentra così tanto sulla propria crescita che il destino o le azioni dell'aggressore cessano di avere importanza emotiva.

Demistificazione della "speranza di cambiamento"

Una delle barriere più persistenti è la speranza latente che il narcisista abbia un'illuminazione morale e cambi.

È fondamentale comprendere che il disturbo narcisistico di personalità è una struttura caratteriale egosintonica; l'individuo non percepisce di avere un problema, quindi non ha alcuna motivazione a cambiare.

Aspettarsi una trasformazione è come aspettarsi che una persona daltonica veda il colore rosso per pura forza di volontà.

Accettare l'immutabilità del disturbo è doloroso ma liberatorio. Elimina il peso di "provarci più forte" o "spiegarsi meglio".

La vittima deve interiorizzare che la mancanza di cambiamento non è dovuta al fatto che non fosse "sufficiente" per ispirarlo, ma all'incapacità strutturale dell'aggressore di provare empatia e introspezione.

Riformulazione della solitudine: dalla mancanza alla presenza

Infine, la paura della solitudine è ciò che spesso trattiene le persone in relazioni tossiche.

Il recupero implica ridefinire la solitudine non come uno stato di abbandono (loneliness), ma come uno stato di autonomia e presenza (solitude).

La cura per la sensazione di vuoto non è un'altra persona, ma l'autenticità e la connessione con il momento presente.

Praticando la consapevolezza (mindfulness) e vivendo il proprio corpo e l'ambiente circostante con curiosità, l'angoscia della solitudine svanisce.

Quando si diventa la propria fonte di sicurezza e compagnia, il bisogno disperato di un "altro" per sentirsi completi scompare, rompendo così il ciclo di dipen


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