Trascrizione Espressioni facciali universali e comunicazione non verbale
La comunicazione non verbale, e in particolare le espressioni facciali, svolgono un ruolo cruciale nel modo in cui percepiamo e interpretiamo le emozioni e le intenzioni degli altri.
L'idea che certe espressioni facciali siano universali ha una lunga tradizione in psicologia.
L'universalità delle emozioni di base
La ricerca sulle espressioni facciali delle emozioni risale a Charles Darwin, che nel XIX secolo ipotizzò che le principali espressioni emotive fossero universali e non il prodotto di un apprendimento culturale.
Sostenne che queste espressioni fossero innate e si fossero evolute perché avevano un valore adattivo per la sopravvivenza della specie.
Successivamente, il lavoro di Paul Ekman e dei suoi colleghi nel XX secolo fornì una solida prova empirica di questa universalità.
Ekman identificò sei emozioni di base le cui espressioni facciali sono costantemente riconosciute in diverse culture in tutto il mondo: gioia, tristezza, rabbia, paura, sorpresa e disgusto.
Queste emozioni sono considerate primarie e fondamentali all'esperienza umana.
Meccanismi di codifica e decodifica
Comunicare queste emozioni attraverso il viso implica due processi: la codifica, che è l'espressione o la manifestazione di un'emozione attraverso un comportamento non verbale (come sorridere quando si è felici), e la decodifica, che è l'interpretazione del significato di quel comportamento non verbale espresso dagli altri (interpretare un sorriso come un segno di felicità).
Mentre le sei emozioni di base tendono a essere universali nella loro espressione e riconoscimento, una decodifica accurata può essere più complessa.
A volte, le persone possono mostrare "affetti misti", in cui una parte del viso esprime un'emozione e un'altra parte un'emozione diversa, rendendo difficile l'interpretazione.
Inoltre, le regole culturali di manifestazione possono influenzare quando e come certe emozioni vengono espresse apertamente, nonostante la loro universalità di fondo.
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