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Sfatare i miti: la comunicazione [intrapersonale] e il numero di persone

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Trascrizione Sfatare i miti: la comunicazione [intrapersonale] e il numero di persone


Perché la comunicazione "intrapersonale" non è comunicazione sociale?

Nello studio dell'interazione umana, il concetto di "comunicazione intrapersonale" —definita come la comunicazione con se stessi— rappresenta un'incongruenza fondamentale.

La comunicazione, nella sua essenza, è un'azione relativa al comune, un processo che richiede almeno due entità per poter creare un significato condiviso.

Un individuo, avendo una sola prospettiva, non può negoziare o condividere qualcosa con se stesso.

Pertanto, sebbene il pensiero interno sia un processo cognitivo cruciale, non soddisfa il requisito fondamentale della comunicazione sociale, ovvero l'interazione tra due o più parti per costruire una comprensione reciproca.

La differenza tra dialogo interno (riflessione) e comunicazione (azione comune)

Ciò che spesso viene erroneamente etichettato come "comunicazione intrapersonale" è, in realtà, un dialogo interno, una riflessione o un processo decisionale.

Le stesse parole che usiamo per descrivere la comunicazione, come "dialogare" (dal greco di, due, e logos, parola) o "conversare" (con, insieme a), implicano la presenza di un altro.

Non possiamo "dialogare" con noi stessi in senso stretto, poiché non ci sono due logos in gioco.

Questo processo interno è fondamentale per organizzare le nostre idee e affrontare i dilemmi, ma è un'attività solitaria.

La comunicazione, al contrario, è un'azione esterna e collaborativa; è il ponte che costruiamo verso la mente di un'altra persona.

L'errore di definire i tipi di comunicazione in base al numero di persone

Un altro mito persistente è il tentativo di classificare i tipi di comunicazione in base al numero di partecipanti.

Le definizioni comuni che stabiliscono che la comunicazione interpersonale è "tra due o più persone", quella di gruppo "tra diverse persone" e quella collettiva "tra moltissime persone" sono impraticabili e ridicole.

Questi termini sono completamente soggettivi e privi di criteri uniformi.

Quando "diverse" persone diventano "molte"? E quando "molte" diventano "molteissime"? Questa ambiguità rende la classificazione inutile per un'analisi seria.

Il numero di persone coinvolte in un'interazione non è il fattore che ne definisce la natura.

Dimostrazione: come la comunicazione interpersonale può essere di massa

La prova definitiva che il numero non determina il tipo di comunicazione si trova nella pratica. Una comunicazione interpersonale può essere di massa.

Pensiamo a una grande festa di famiglia per celebrare il centenario di una matriarca, con cento o più invitati.

Sebbene la portata sia di massa, la natura dell'interazione è interpersonale: è soggettiva (basata sull'affetto per la persona), affettiva (emotiva) e spontanea. Al contrario, una comunicazione di gruppo può avvenire tra solo due persone.

Una valutazione formale delle prestazioni tra un manager e un dipendente ne è un esempio perfetto.

Nonostante siano solo in due, la comunicazione è di gruppo perché è oggettiva (basata su metriche), regolata da ruoli (capo-subordinato) e programmata in un contesto invariabile.

Riepilogo

Il concetto di comunicazione "intrapersonale" (con se stessi) è un'incongruenza, poiché la comunicazione richiede almeno due entità per creare un significato comune. Un individuo non può negoziare o dialogare con se stesso.

Ciò che spesso viene etichettato come comunicazione intrapersonale è in realtà un dialogo interno o una riflessione, un processo cognitivo cruciale ma solitario. La comunicazione, invece, è un'azione esterna e collaborativa verso la mente di un'altra persona.

È un errore definire i tipi di comunicazione in base al numero di persone, poiché si tratta di un criterio soggettivo e poco pratico. Una festa di famiglia con cento invitati è un evento di massa ma interpersonale, basato sull'affetto e sulla spontaneità.


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