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Definizione e portata della violenza psicologica

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Trascrizione Definizione e portata della violenza psicologica


Concettualizzazione dell'aggressione invisibile

La violenza psicologica è definita come un insieme sistematico di comportamenti, omissioni e atteggiamenti che una persona esercita deliberatamente su un'altra al fine di destabilizzarla emotivamente e sottometterla alla propria volontà.

A differenza della violenza fisica, che lascia segni visibili ed evidenti come fratture o ematomi, questo tipo di aggressione attacca direttamente l'identità e la psiche della vittima, lasciando cicatrici invisibili che sono spesso molto più complesse da guarire.

Non si tratta di un fatto isolato, come una discussione accesa o un insulto occasionale, ma di un modello di comportamento protratto nel tempo.

La sua pericolosità risiede proprio nella sua natura progressiva; agisce sotto l'effetto noto come "sindrome della rana bollita", dove l'intensità dell'aggressione aumenta così lentamente che la vittima non percepisce il pericolo fino a quando il danno non è grave.

Categorie e manifestazioni dell'abuso

Le manifestazioni di questa violenza sono varie e vanno oltre le urla. Includono abusi verbali volti a sminuire e ridicolizzare, l'uso dell'ironia per generare insicurezza e atti di intimidazione attraverso gesti o sguardi.

Inoltre, esistono sottocategorie che, sebbene a volte studiate separatamente, fanno parte di questo intreccio di controllo psicologico.

Tra queste spiccano l'abuso economico, che mira al controllo assoluto delle risorse finanziarie per limitare l'autonomia della vittima, e l'abuso spirituale, volto a distruggere le credenze culturali o religiose della persona.

Tutti questi comportamenti mirano allo stesso obiettivo: creare nella vittima un senso di svalutazione e impotenza per esercitare potere su di lei.

Le micro-violenze e la tossicità sottile

Nello spettro della violenza psicologica, le forme più dannose sono spesso quelle meno evidenti, note come micro-violenze. Queste agiscono per accumulo, funzionando come una dose giornaliera di veleno a basso dosaggio.

Esempi chiari includono l'uso del sarcasmo mascherato da umorismo ("era solo uno scherzo"), la triangolazione sottile che consiste nel paragonare la vittima ad altre persone per farla sentire inadeguata, o la dimenticanza selettiva di date importanti per dimostrare disinteresse.

Sono incluse anche tattiche come la procrastinazione maliziosa, in cui l'aggressore accetta di svolgere un compito ma lo ritarda all'infinito o lo esegue male di proposito per generare frustrazione ed evitare che gli venga chiesto di nuovo qualcosa.

Queste azioni, anche se isolate sembrano minori, minano l'autostima in modo devastante.

Sommario

La violenza psicologica è definita come un modello sistematico di comportamenti e omissioni deliberate volte a destabilizzare emotivamente la vittima, attaccando la sua identità e sottomettendo progressivamente la sua volontà.

A differenza dell'aggressione fisica, questo maltrattamento lascia cicatrici invisibili e agisce secondo la "sindrome della rana bollita", aumentando l'intensità così lentamente che la vittima non percepisce il pericolo.

Comprende manifestazioni varie come abusi verbali, ironia, maltrattamenti economici o sottili "micro-violenze" (sarcasmo, dimenticanze selettive) che, accumulate nel tempo, erodono in modo devastante l'autostima e generano impotenza.


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