Trascrizione Il perdono come visione spirituale: liberarsi dai pensieri non amorevoli
Una prospettiva trascendente: il perdono al di là del giudizio
Al di là della visione umana del perdono, che si concentra sulla dinamica vittima-carnefice, esiste una visione spirituale che offre un percorso di liberazione ancora più profondo.
Questa prospettiva ci invita a trascendere il giudizio e ad adottare una nuova comprensione della natura del "peccato" e della "colpa".
Da questo punto di vista, il mondo che percepiamo, con i suoi conflitti e le sue offese, fa parte di un'illusione o di un sogno.
Nella Realtà ultima (che potremmo chiamare Dio, Amore o Unità), non c'è separazione, né attacco, né peccato.
Pertanto, a un livello assoluto, la colpa non esiste e il perdono non è necessario.
Questa idea, sebbene radicale, funge da fondamento per un tipo di perdono che non cerca di perdonare gli atti, ma di correggere le percezioni.
Il "peccato" ridefinito come una semplice mancanza d'amore
Da questa visione spirituale, ciò che nel mondo umano chiamiamo "peccato", "offesa" o "errore" viene ridefinito in modo radicalmente diverso.
Non è considerato una vera trasgressione che merita una punizione, ma semplicemente una "mancanza d'amore" o un "pensiero non amorevole".
Tutte le azioni offensive, sia le nostre che quelle degli altri, sono viste come espressioni di paura, che è l'assenza di amore.
Nascono da una percezione errata, da una convinzione sbagliata nella separazione e nella mancanza.
Ridefinendo il "peccato" in questo modo, si elimina completamente la base per il giudizio e la condanna.
Se un'offesa non è un vero e proprio attacco, ma una richiesta d'amore mascherata da paura, la nostra risposta non può più essere la rabbia o il risentimento, ma la compassione e il desiderio di guarire.
La funzione del vero perdono: guarire la nostra mente
Se le offese sono solo percezioni errate, allora la funzione del "vero perdono" cambia drasticamente.
Non si tratta più di perdonare un'altra persona per ciò che "ha fatto", ma di guarire la nostra mente liberando i "pensieri non amorevoli" che nutriamo in risposta a quella percezione.
L'attenzione si sposta completamente dal comportamento esterno dell'altro al nostro stato interiore.
Il principio guida è: "Se non sono in pace, è perché sto nutrendo pensieri non amorevoli".
Il perdono diventa un atto di auto-guarigione, uno strumento per correggere le nostre percezioni basate sulla paura e sostituirle con percezioni basate sull'amore.
L'obiettivo finale non è cambiare l'altro, ma ritrovare la nostra pace interiore.
Il processo di resa: tre passi verso la liberazione spirituale
Poiché le nostre percezioni errate provengono da un sistema di pensiero profondamente radicato (l'ego), questa visione sostiene che non possiamo correggerle da soli.
Abbiamo bisogno dell'aiuto di una guida interiore o di un potere superiore (chiamato Spirito Santo in "Un Corso in Miracoli").
Il processo di perdono diventa un atto di resa che segue tre passi:
Identificare la causa: riconoscere che la causa del nostro malessere non è la situazione esterna, ma i nostri pensieri di giudizio e di attacco nei suoi confronti, che nascono dalla nostra convinzione di separazione.
Abbandonare la causa: prendere la decisione consapevole di non voler più aggrapparci a quei pensieri.
È una dichiarazione di volontà di lasciar andare la rabbia, il vittimismo e il giudizio.
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