Trascrizione Trappole cognitive ed errori comuni nel recupero
La fallacia dell'eccessiva intellettualizzazione
Un ostacolo frequente nel recupero è la convinzione errata che l'accumulo di informazioni teoriche equivalga alla guarigione emotiva.
Il sopravvissuto può cadere nella compulsione di indagare ossessivamente sul narcisismo, credendo che se "capisce" la patologia, smetterà di soffrire.
Tuttavia, esiste una barriera neurobiologica tra la corteccia prefrontale (logica) e il sistema limbico (emozione).
Sapere di essere stati colpiti da un proiettile non cura la ferita da arma da fuoco; allo stesso modo, sapere di aver avuto a che fare con un narcisista non guarisce il trauma da solo.
Il rimuginare costantemente sul disturbo dell'aggressore mantiene il cervello concentrato sul trauma invece che sulla soluzione, ritardando l'integrazione emotiva necessaria per andare avanti.
Il pericolo della sostituzione affettiva prematura
Di fronte al vuoto lasciato dall'abuso, sorge la tentazione di cercare un "sostituto" immediato - un nuovo partner - per anestetizzare il dolore. Questa strategia di evasione è altamente controproducente.
Se l'individuo non ha riparato la propria autostima né guarito le ferite che lo hanno reso vulnerabile in primo luogo, è statisticamente probabile che attiri un altro predatore o che proietti i propri traumi irrisolti su un partner sano, sabotando la nuova relazione.
La guarigione richiede imparare a provvedere emotivamente a se stessi. Cercare una convalida esterna prima di aver consolidato quella interna perpetua il ciclo di codipendenza.
La vera autonomia si raggiunge quando la persona è in grado di sostenere la propria solitudine senza disperazione, il che la rende meno suscettibile a future manipolazioni.
La trappola della colpa e l'esternalizzazione della responsabilità
Un altro errore cognitivo è rimanere intrappolati nella polarità della colpa. Da un lato, incolpare esclusivamente il narcisista per il proprio stato emotivo attuale conferisce all'aggressore un potere postumo sulla vittima ("È lui che mi ha fatto questo, ecco perché sono infelice").
D'altra parte, l'eccessivo senso di colpa ("Sono stupido per essere rimasto") paralizza l'azione.
L'atteggiamento maturo e terapeutico è l'assunzione di una responsabilità radicale sul presente.
Sebbene il sopravvissuto non sia responsabile dell'abuso subito, è responsabile al 100% del suo processo di recupero e delle decisioni che prende oggi.
Cambiare l'approccio da "Perché mi hanno fatto questo?" a "Cosa farò con questo adesso?" restituisce il locus of control all'individuo, trasformandolo da vittima passiva ad agente attivo del proprio destino
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