Trascrizione Radici nell'infanzia e sviluppo della codipendenza
Stili di educazione predisponenti: negligenza e invalidazione
La genesi della vulnerabilità alle relazioni abusive nell'età adulta si trova spesso nella fase di sviluppo compresa tra 0 e 12 anni.
Durante questo periodo critico di neuroplasticità, il bambino costruisce il suo modello operativo interno del mondo basandosi sull'interazione con i suoi caregiver primari.
Se un bambino subisce negligenza, abbandono emotivo o discriminazione all'interno del nucleo familiare, interiorizza una sensazione di "imperfezione" fondamentale.
Possiamo stabilire un parallelo con l'educazione spartana dell'antichità (l'Agogé), dove la durezza e la privazione erano utilizzate per plasmare il carattere, ma a scapito della sicurezza emotiva dell'individuo.
Allo stesso modo, in un ambiente familiare disfunzionale, se il bambino viene ignorato o trattato come invisibile, sviluppa una personalità codipendente.
Questo profilo è caratterizzato dalla soppressione dei propri bisogni per dare priorità a quelli altrui, una strategia di sopravvivenza progettata per ottenere briciole di affetto o evitare il rifiuto.
La codipendenza, quindi, non è un difetto di carattere, ma un logico adattamento a un ambiente in cui l'amore era condizionato o inesistente.
La soppressione delle emozioni e l'erosione dell'intuizione
Un meccanismo di trauma precoce particolarmente insidioso è l'insegnamento sistematico della sfiducia verso il proprio intuito.
I bambini possiedono una capacità innata di rilevare incongruenze energetiche nel loro ambiente.
Tuttavia, quando un bambino percepisce pericolo o tensione e chi se ne prende cura nega questa realtà (dicendo "va tutto bene" quando non è così), si verifica una frattura cognitiva.
Il bambino impara a ignorare i propri segnali viscerali per allinearsi alla narrativa dell'adulto, che percepisce come una figura autoritaria infallibile, simile a un oracolo divino.
Allo stesso tempo, spesso viene imposto il divieto di esprimere emozioni di alta intensità o valenza negativa, come la rabbia, la frustrazione o la tristezza.
Proprio come nelle corti vittoriane, dove la "composta" era obbligatoria e le emozioni genuine censurate, il bambino impara che per "appartenere" deve amputare parti del proprio spettro emotivo.
Poiché l'emozione è "energia in movimento", quando viene repressa non scompare, ma si incapsula nel sistema nervoso, generando disregolazione e ansia cronica e gettando le basi affinché, in futuro, un predatore narcisista possa sfruttare questa disconnessione interna.
Violazioni dei limiti e trauma dell'abbandono
La sovranità personale si costruisce attraverso il rispetto dei limiti fisici e psicologici. In infanzie traumatiche, questi confini vengono sistematicamente trasgrediti.
Una violazione dei limiti può essere sottile come costringere un bambino a mangiare quando è sazio, o grave come l'abuso fisico; in entrambi i casi, il messaggio sottinteso è che il bambino non ha giurisdizione sul proprio corpo o sulla propria esperienza. Ciò è aggravato dal trauma dell'abbandono.
Le moderne pratiche educative occidentali, come lasciare piangere i bambini affinché "imparino" a dormire da soli, possono provocare una risposta di terrore primordiale e un senso di abbandono nel sistema limbico del neonato, che non ha la capacità di autoregolarsi. Questo abbandono crea una profonda ferita psichica.
Nell'età adulta, il narcisista sfrutta questa ferita: prima promette di colmare quel vuoto di sicurezza (idealizzazione) e poi, deliberatamente, attiva la paura dell'abbandono (svalutazione) per mantenere la vittima in uno stato di sottomissione e panico regressivo.
Sommario
La vulnerabilità alle relazioni abusive di solito ha origine tra i 0 e i 12 anni, quando il bambino costruisce il suo modello del mondo. Se subisce negligenza o abbandono emotivo, interiorizza una sensazione di essere difettoso e sviluppa una personalità codipendente per sopravvivere e ottenere affetto.
I caregiver invalidanti insegnano al bambino a diffidare del proprio intuito e a reprimere le emozioni negative per essere accettato. Questa disconnessione interna genera ansia cronica e facilita, in futuro, lo sfruttamento da parte di un predatore narcisista di questa mancanza di bussola emotiva e disconnessione interna.
Le violazioni sistematiche dei limiti fisici e psicologici insegnano al bambino che non ha giurisdizione sul proprio corpo e sulle proprie esperienze. Il trauma dell'abbandono crea una ferita profonda di cui il narcisista approfitta, alternando promesse di sicurezza e l'attivazione del terrore del rifiuto.
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