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Panoramica generale sulla depressione infantile e adolescenziale

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Trascrizione Panoramica generale sulla depressione infantile e adolescenziale


Nel contesto attuale, la salute mentale dei bambini e degli adolescenti ha assunto un'importanza senza precedenti. Aprile, mese dell'infanzia, rafforza l'urgenza di concentrare l'attenzione sul benessere emotivo dei bambini e degli adolescenti.

Le situazioni sociali e globali che stiamo affrontando, come la pandemia, la violenza, la povertà o lo sfollamento forzato, hanno aumentato significativamente i fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi depressivi in età precoce. La depressione in questa popolazione non è più un'eccezione, ma un problema di salute pubblica che richiede visibilità, azione istituzionale e attenzione precoce.

Evoluzione storica del riconoscimento clinico della depressione infantile

Solo 40 anni fa, la depressione infantile era praticamente inesistente nei manuali medici. Il libro “Kaplan”, un classico della psichiatria, le dedicava appena una colonna e mezza. Oggi sarebbe impensabile che un testo di pediatria o psichiatria non affrontasse ampiamente questo tema.

Ad esempio, i primi cinque capitoli dell'ultima edizione del manuale di pediatria “Nelson” sono dedicati allo sviluppo e alla salute mentale. Questo cambiamento riflette l'evoluzione del riconoscimento clinico, che è passato dalla negazione della sofferenza infantile alla sua validazione scientifica e terapeutica.

La depressione come malattia: differenziazione tra sintomo e disturbo

È fondamentale comprendere che il termine “depressione” è usato colloquialmente per descrivere uno stato d'animo depresso. Tuttavia, in ambito clinico, si distingue tra il sintomo depressivo, che può manifestarsi come parte di altre condizioni mediche, come disturbi tiroidei o carenza di vitamina D, e il disturbo depressivo in quanto tale.

Il disturbo depressivo è codificato nelle classificazioni internazionali (ICD, DSM) e rappresenta una malattia con diverse forme di presentazione: lieve, moderata, grave, con o senza sintomi psicotici. Questa distinzione è essenziale per evitare di banalizzare la sofferenza e garantire un approccio clinico adeguato.


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