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Diagnosi e strumenti clinici

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La diagnosi della depressione nei bambini e negli adolescenti rappresenta una sfida clinica complessa, poiché le sue manifestazioni possono variare in modo significativo a seconda dell'età, dello sviluppo cognitivo, dell'ambiente sociale e del contesto culturale. Per affrontarla in modo completo, è necessario l'uso di strumenti di valutazione complementari, nonché una comprensione profonda dell'ambiente del minore.

Auto-relazione e etero-relazione: ruoli della famiglia, della scuola e dell'ambiente

Uno dei principali strumenti diagnostici è l'autovalutazione del bambino o dell'adolescente, soprattutto a partire dai sei anni, quando si dispone già di un linguaggio più strutturato.

A questa età, i bambini sono in grado di verbalizzare sentimenti come tristezza persistente, disinteresse per le attività, percezione di rifiuto, idee di inferiorità o persino pensieri suicidi. Frasi come “nessuno mi vuole” o “nessuno vuole giocare con me” possono essere manifestazioni precoci di una sintomatologia depressiva che deve essere presa sul serio.

Tuttavia, l'autovalutazione deve essere integrata con la valutazione esterna, soprattutto nei bambini di età inferiore ai cinque anni o in quelli che hanno difficoltà ad esprimere le proprie emozioni. In questo caso, l'osservazione e il racconto dei genitori, dei caregiver, dei fratelli, degli insegnanti e dei dirigenti scolastici sono fondamentali.

L'ambiente familiare può fornire indizi su cambiamenti nel comportamento, irritabilità, disturbi del sonno o dell'appetito, comportamenti regressivi (come la perdita del controllo degli sfinteri) o manifestazioni somatiche frequenti. La scuola, da parte sua, permette di osservare l'impatto sul rendimento scolastico, sulla socializzazione e sul comportamento quotidiano del bambino in un contesto strutturato.

Criteri diagnostici DSM e sottotipi di disturbo depressivo

La diagnosi clinica si basa sui criteri del DSM-5, che definisce il disturbo depressivo maggiore in presenza di sintomi quali profonda tristezza, anedonia (incapacità di provare piacere), alterazioni dell'appetito e del sonno, affaticamento, sentimenti di colpa o inutilità, difficoltà cognitive e pensieri di morte, per almeno due settimane.

Questi sintomi devono causare un disagio clinicamente significativo o interferire con la vita quotidiana.

Esistono diversi sottotipi di disturbo depressivo. Tra questi vi sono il disturbo depressivo maggiore (che può essere lieve, moderato o grave, con o senza sintomi psicotici), il disturbo depressivo persistente (distimia), il disturbo dell'adattamento con sintomi depressivi - frequente nei minori esposti a violenza, spostamenti o lutti - la depressione bipolare (come fase del disturbo bipolare) e altri stati depressivi atipici, come la depressione ricorrente di carattere lieve.

È importante anche distinguere la depressione da altri quadri clinici come l'ADHD, l'ansia o i disturbi comportamentali, poiché possono coesistere o condividere sintomi.

Importanza del contesto culturale nell'interpretazione dei sintomi

Il contesto culturale ha un peso significativo nell'espressione e nella percezione della depressione. In alcune regioni o gruppi culturali, i sintomi possono manifestarsi più attraverso lamentele somatiche (dolori ricorrenti, affaticamento, problemi digestivi) che attraverso verbalizzazioni emotive.

In alcuni contesti, inoltre, persistono stigma nei confronti della malattia mentale, il che porta molte famiglie a non riconoscere la sofferenza emotiva dei bambini o a non cercare un aiuto professionale.

Pertanto, una diagnosi accurata implica non solo l'applicazione di criteri clinici, ma anche la comprensione di come la cultura, l'ambiente familiare, la storia di vita e le dinamiche sociali configurano l'esperienza depressiva di ogni bambino o adolescente.


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