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La realtà sociale, le statistiche e la pandemia

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Trascrizione La realtà sociale, le statistiche e la pandemia


Il "numero nero", l'invisibilità e le barriere alla denuncia

Quando analizziamo la prevalenza della violenza, dobbiamo essere consapevoli che le statistiche ufficiali provenienti dalle denunce alla polizia o dalle sentenze giudiziarie rappresentano, purtroppo, solo una minima parte della realtà.

In criminologia, questo vasto oceano di casi non denunciati è chiamato "cifra nera" del crimine.

Si stima che la stragrande maggioranza degli incidenti, in particolare quelli relativi ad abusi psicologici, controllo coercitivo, violenza economica e violenza sessuale all'interno della coppia, non venga mai segnalata alle autorità.

Ciò non avviene per negligenza delle vittime, ma a causa di molteplici barriere strutturali ed emotive: la paura paralizzante di ritorsioni letali, la vergogna sociale, la dipendenza economica assoluta o la sfiducia sistemica in una giustizia che spesso non protegge.

Inoltre, esiste un'invisibilità culturale che normalizza gli abusi con frasi come "sono panni sporchi che si lavano in casa" o giustificando la gelosia ossessiva come "prova d'amore".

Questa normalizzazione rende difficile per le vittime stesse riconoscersi come tali fino a quando la violenza non raggiunge livelli fisici gravi.

Pertanto, una diminuzione del numero di denunce non deve essere interpretata automaticamente come una riduzione della violenza, ma piuttosto come un indicatore del fatto che le barriere per chiedere aiuto sono diventate più insormontabili.

La pandemia come catalizzatore e laboratorio di controllo

La crisi sanitaria globale causata dal COVID-19 ha funzionato come un catalizzatore devastante per la violenza domestica, un fenomeno che gli organismi internazionali hanno giustamente definito "L'altra pandemia".

Le misure di confinamento e di restrizione della mobilità hanno fornito agli aggressori lo strumento di controllo definitivo: l'isolamento totale, legittimato dallo stato di emergenza.

Le vittime sono rimaste intrappolate 24 ore su 24 con i loro aggressori, senza le consuete valvole di sfogo come il lavoro, la scuola o le visite dei familiari, e con un accesso limitato alle reti di sostegno e ai servizi sociali.

Durante questo periodo, si è osservata una pericolosa mutazione nelle tattiche di abuso: non potendo esercitare il controllo attraverso la sorveglianza esterna, gli aggressori hanno aumentato il controllo cibernetico, la restrizione di cibo e prodotti per l'igiene e la violenza psicologica estrema all'interno delle mura domestiche.

L'analisi di questo periodo ci insegna una lezione fondamentale sulle dinamiche dell'abuso: gli aggressori sono opportunisti che si adattano rapidamente ai contesti esterni (crisi, disoccupazione, confinamento) per rafforzare il loro dominio interno e stringere il cerchio intorno alla vittima.

Sintesi

Le statistiche ufficiali rappresentano solo una minima parte della realtà, un fenomeno noto come "cifra nera". La maggior parte degli abusi psicologici ed economici non viene mai denunciata.

Esistono enormi barriere strutturali alla denuncia, come la paura di ritorsioni e la dipendenza economica. La normalizzazione culturale del maltrattamento impedisce a molte vittime di riconoscersi come tali in tempo.

La pandemia di COVID-19 ha funzionato come un catalizzatore devastante per gli abusi. Il confinamento ha fornito agli aggressori uno strumento di controllo totale, isolando le vittime dalle loro reti di sostegno.


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