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Quali sono le fasi principali del processo di coaching? - coaching business
Prima di rispondere alla domanda precedente, è utile rivedere il concetto di coaching. Secondo l'International Coach Federation, consiste nel lavorare insieme al cliente in un processo creativo e stimolante che lo ispiri a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale. In altre parole, si tratta di una relazione stretta e dal basso verso l'alto tra coach e coachee, in cui lo scopo è quello di raggiungere gli obiettivi di quest'ultimo. Il coachee non deve essere visto come un destinatario, ma come la persona che viene influenzata.
Il processo di coaching assume un itinerario, diversi momenti che saranno determinati dalle persone coinvolte, in misura maggiore dal professionista, in base alle esigenze specifiche. Tuttavia, nonostante le particolarità di ogni processo, le cosiddette "tappe fondamentali del processo di coaching" servono da guida: si diagnosticano le circostanze, la situazione reale e quella ideale, si progredisce verso il momento del feedback, si stabilisce insieme un piano d'azione e, infine, si dà seguito a questo piano in modo disciplinato.
Definizione del processo di coaching: è la fase introduttiva, dalla definizione della terminologia all'attuazione pratica del concetto. Una volta che il cliente sa di cosa si tratta, è più facile per lui capire i benefici del coaching. È l'accompagnamento professionale di un processo importante nel percorso di vita del coach. Il coach fornisce una guida spirituale e pragmatica, in senso lato, per l'impresa del cliente. Questo primo momento deve essere accompagnato dalla determinazione dell'obiettivo specifico.
Espansione della visualizzazione dell'obiettivo: con l'obiettivo già definito, si genera una nuova prospettiva per la visualizzazione dell'obiettivo. È impossibile che il coachee abbia assunto tutte le possibili posizioni efficaci, né tantomeno che abbia analizzato ogni potenziale procedura. Attraverso un dialogo caratterizzato da domande analitiche, si cerca di condurre il coachee a una presa di coscienza. In questo caso, è il coachee a determinare quale aspetto privilegiare e come gestire questa ricerca personale. Il coach si limita a generare un dialogo che incoraggia lo sforzo intellettuale e dà sicurezza.
Liberarsi degli ostacoli mentali: Viktor Frankl è l'autore dell'idea che tra ciò che ci accade e la nostra reazione c'è uno spazio determinato dall'interpretazione e, soprattutto, dalle decisioni alla base del nostro stile di vita e di pensiero che hanno consolidato questo filtro interpretativo. È parte essenziale del lavoro del coach manovrare con la struttura mentale del coachee, in modo che quello che era un terreno limitante si trasformi in convinzioni che migliorano le prestazioni di quest'ultimo. Nella maggior parte dei casi, dietro al fallimento si nascondono percezioni dannose di sé o pregiudizi. Lavorare per generare pensieri piacevoli e produttivi si riflette immediatamente nella dimensione comportamentale.
Piano in mano e al lavoro: Abbiamo già affrontato la parte teorica e psicologica del processo di coaching, ma siamo al punto cruciale: scrivere il piano e iniziare. Innanzitutto si crea insieme un piano iniziale, soggetto a modifiche in base al comportamento o all'efficacia. Poi, in ogni sessione, si devono stabilire i punti che devono essere risolti, o almeno essere in procinto di essere gestiti, per l'incontro successivo. Bisogna sempre prestare attenzione alla conversione del significato del termine "successo" per il coachee, questo è un punto chiave per misurare la maturità del processo che si sta sviluppando.
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